I VOTI E L’AUTOSTIMA: IL PREZIOSO, DELICATO ED INVISIBILE FIL ROUGE CHE LEGA L’EDUCAZIONE ALLE EMOZIONI.

In una società in cui troppo spesso bisogna dimostrare qualcosa per sentirsi accettat, realizzat… per essere qualcun, un voto determina ciò che sei, ciò che hai capito e ciò che puoi offrire al mondo. Veramente pensiamo che questo approccio possa essere funzionale per la crescita della nostra personalità? Crediamo che possa essere giusto ai fini di garantire un apprendimento naturale e duraturo nel tempo? La nostra scuola, Borgo dai mille colori, ha come punto saldo quello di non mettere alcun voto, di non assegnare una votazione numerica o valutativo-descrittiva agli elaborati dei bambini e delle bambine. Questa scelta è dettata dalla convinzione che nessun insegnante può “etichettare” una bambina o un bambino semplicemente dall’espletamento di un’attività in quanto quest’ultima è strettamente e delicatamente in relazione con le capacità individuali. Un voto negativo altro non conferma che l’operato dell’insegnante, è un campanello d’allarme che indica che lo stile di apprendimento pensato per quella bambina o quel bambino non è stato funzionale/efficace e che quindi va cambiato. Questo non vuol dire che le insegnanti non possano capire in altro modo se un concetto sia stato o meno assimilato da* bambin. Attraverso l’osservazione minuziosa di ciascun alunn* e del personale stile di apprendimento possiamo ricevere continui feedback ed eventualmente andare ad intervenire su un argomento affinché venga compreso. Le parole fondamentali sono: felicità nell’apprendimento. Questo secondo voi può prescindere l’educazione emozionale? Se veniamo giudicati da un voto, non viene forse meno quella cura delle nostre emozioni e della nostra individualità? Ci sono molti fattori in gioco che determinano l’esito di una “prestazione”. Ognuno reagisce in modo differente ad una situazione e questa reazione può essere piacevole o non a seconda della circostanza. Per questo motivo, a mio avviso, è inappropriato per un’insegnante attribuire una qualsiasi votazione ad un compito o interrogazione. Bisogna necessariamente tener conto dello stato d’animo e di tutta una serie di fattori (interni ed esterni) che non possono manifestarsi in una sola ora ma devono essere osservati per giorni o addirittura mesi. Naturalmente ogni bambin* è divers* ma, in generale, un voto soprattutto se negativo va ad esercitare un’influenza importante sull’autostima. Basti pensare ad una bambina o ad un bambino caratterialmente timid* e chius, ess tenderà inevitabilmente, di fronte a un insuccesso a chiudersi ancora di più peggio ancora a demoralizzarsi, arrabbiarsi con sé stess, deludersi, impaurirsi e molto altro. Qualcuna/o direbbe che sta tutto nel non lasciarsi abbattere. Proprio questo è il fulcro del problema: non mortificarsi e riuscire ad andare avanti pur non provando appagamento in quello che si fa. Secondo voi, un bambin* di sei o sette anni ha gli strumenti necessari per elaborare nella sua mente e nel suo cuore che una votazione non può assolutamente descrivere la sua persona, le sue capacità e doti bensì ha il mero scopo di giudicare la prestazione di quel momento? La risposta sembra veramente scontata: No. Quindi, se un adult* può fare i conti con sé stess* e magari fare tesoro di piccole sconfitte ponendole alla base di un miglioramento, un bambino ed una bambina in un’età così delicata per lo sviluppo della personalità ancora no. Non hanno ancora le competenze per capire che il voto è rivolto solamente al compito e non alla persona. Anche un voto positivo può far trascurare le emozioni creando aspettative di perfezione soprattutto in noi adulti/e. Non bisogna perdere di vista l’essenza dell’educazione in quanto il principio di un buon insegnamento è che il valore di ciascun* bambin* è indiscusso, indipendentemente dalla prestazione. Non si studia per il voto ma per il piacere di farlo, per saziare quella voglia di conoscenza e di apprendimento che risiede in ciascuna/o di noi. Alla base di un sano apprendimento c’è la consapevolezza che esiste un qualcosa che ancora non conosciamo e questo qualcosa si deve posizionare alla giusta distanza tra sapere e bambin* affinché quest’ultim* abbia la forza e la voglia di afferrarlo e farlo proprio. Noi insegnanti abbiamo un bellissimo e delicatissimo compito di fornire tutti gli strumenti possibili affinché i/le bambin* possano creare un pensiero critico, trovare la loro vocazione, accrescere la propria autostima, amare la conoscenza ma soprattutto se stess*.

Maestra Lara

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