L’influenza delle emozioni sull’apprendimento

Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?

(G. Rodari)

Le tecniche sempre più evolute di neuroimaging  ci hanno permesso, negli ultimi anni, di avere una visione più chiara e delineata riguardante il nostro cervello e la mente, rispetto a quanto si credeva in passato.

Anni e anni di ricerche sul funzionamento del cervello umano hanno portato alla nascita di quelle che vengono definite Neuroscienze  che, applicate al campo pedagogico, prendono il nome di Neuroscienze cognitive  o Neuroeducazione o, anche, Neuropedagogia. Si tratta infatti di una “disciplina” in cui si abbracciano neuroscienze, pedagogia, psicologia e tutte le scienze umane, che cerca di fornire un quadro aggiornato del ruolo che ha il cervello nell’apprendimento scolastico.

In generale non è possibile parlare di apprendimento senza tenere presente l’influenza della memoria. Le neuroscienze cognitive differenziano una memoria a breve termine, in cui le informazioni vengono trattenute per un tempo ridotto, da una memoria a lungo termine, in cui vengono trasferiti i dati e le informazioni che sono destinati ad essere ricordati per un tempo prolungato, anche per tutta la vita.

Ma perché alcuni ricordi persistono, mentre altri si affievoliscono e si perdono con il tempo? La risposta è stata data dalle neuroscienze, in seguito ad approfonditi studi, e vede il coinvolgimento di una componente emotiva.

Le parti del cervello coinvolte nel ricordo sono l’amigdala e il talamo insieme all’ippocampo; essi agiscono da filtri, quando queste informazioni entrano nel nostro cervello. 

Secondo alcuni dati, infatti, l’amigdala permette di entrare solo alle esperienze emozionanti (sia positive che negative), comunicando al cervello che di esse deve essere fatto ricordo, mentre avviene una perdita di interesse per tutto ciò che è privo di significato emozionale . Il talamo e l’ippocampo si attivano con la novità, dunque con le emozioni dello stupore e della meraviglia: la novità innesca l’attenzione. Perciò per essere ricordata, è necessario che quella determinata esperienza sia significativa .

Sulla base di questa connessione neuronale tra sistemi emotivi e sistemi cognitivi, si andranno ad instaurare delle vere e proprie “memorie emotive”: esse saranno positive nel momento in cui il clima emotivo scolastico si mostra come base sicura per ciascun alunno, in cui vengano potenziate le capacità relazionali di questi ultimi e degli insegnanti. L’attenzione alle relazioni e alla comunicazione, la trasmissione positiva, sono tutti elementi che contribuiscono a creare climi scolastici favorevoli, ritenuti alla base di ogni proficuo apprendimento.

Ciò non designa il fatto che emozioni come rabbia o tristezza siano emozioni negative e che non debbano esistere a scuola; ma ciò che conta è la modalità in cui il maestro comunica le sue emozioni ed entra in relazione con i suoi alunni.

Le emozioni sono un motore potente e la scuola dovrebbe pertanto essere luogo di gioia, serenità ed entusiasmo.

Maestra Martina

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