Durante il viaggio che compio ogni giorno con le bambine e i bambini del Borgo ho pensato che un’educatrice o un educatore possano essere paragonati ad un faro. Il fascio luminoso indica una rotta sicura alternando momenti di luce a momenti buio. La nostra presenza deve essere delicata , non costante, lasciando alle piccole navi che solcano il mare della scuola l’ebbrezza di una navigazione notturna, guidate dai segnali che trovano nella natura e dal loro istinto. E’ bello pensare che il momento del buio del faro sia anche il momento in cui noi ci mettiamo in discussione, non un buio negativo ma un buio esplorativo, il nostro è un lavoro in cui non possiamo smettere di sentire il vento e di guardare le stelle. Le giornate possono essere burrascose o calme ma un faro è sempre lì, mi piace esaltare il fatto che sia fermo, che non sia lui ad andare verso ma al contrario che accolga, con il tempo si impara a saper aspettare, ogni bambina e bambino hanno il loro tempo quindi, in silenzio, si allargano le braccia e lentamente si può diventare anche porto. Un porto riceve ma sa anche lasciar andare, è un luogo dove tutti i linguaggi del mondo si incrociano e si arricchiscono, saper parlare e ascoltare sempre più lingue, non solo quelle verbali, è essenziale perché le bambine e i bambini sono occhi, mani, silenzi, sogni, lacrime, sorrisi, brezze e arcobaleni. Buon vento piccole vele! Possiate avere un bel ricordo di tutti i fari e i porti che hanno reso sicuri i vostri viaggi.
Maestro Davide